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Dokdo, la prima vittima dell'aggressione della Corea da parte del Giappone

01. "A proposito del trattato nippo-Coreano", Hwangseong Shinmun (primo marzo, 1904)

  • 황성신문

Hwangseong Shinmun

"A proposito del trattato nippo-Coreano" Hwangseong Shinmun (primo marzo, 1904)

[Traduzione]

Editoriale
"A proposito del trattato nippo-coreano del 1904"
'L'accordo commerciale nippo-coreano è stato già pubblicato a chiare lettere su questo gazzettino ed è stato poi copiato e diffuso dalle altre testate giornalistiche. Ebbene, se è vero che alcuni dei lettori lo assecondano in silenzio, è anche vero che ormai in strada circolano varie voci e la gente è sospettosa e ha paura, per cui la situazione rischia di precipitare. Dal mio canto io, come giornalista, ho testato con mano l'assurdità di queste dicerie e ho preso una mia posizione. Vorrei esporre dunque i miei dubbi su fatti inverosimili, ma a che pro? Il trattato è ormai stato firmato e proclamato. Tutte le mie argomentazioni saranno parole al vento. Tuttavia, in quanto giornalista, mi sento in dovere di non rimanere in silenzio.
La stipula di un trattato internazionale vincola a diritti e doveri due interi Paesi, non di certo due singole persone; e ammesso che noi Coreani non possiamo pretendere un accordo tagliato su misura, è anche vero che si sarebbe dovuti giungere a una risoluzione consultando imprescindibilmente le pratiche del diritto internazionale e chiedendo l'approvazione dell'opinione pubblica; se avessimo evitato gli errori e ragionato lentamente e con cautela, per quanto [i Giapponesi] avessero potuto usare dei mezzi di minaccia per imporre la firma, non avrebbero potuto costringerci a firmarlo così in fretta e furia. Mi chiedo allora come si è arrivati, così impavidamente e ingiustamente, a negoziare un trattato di tale entità in quattro e quattr'otto. Coloro che sono responsabili di negoziati diplomatici dovrebbero essere prudenti e oltremodo timorosi. Con un errore di questa portata, si macchiano di un crimine verso il loro popolo. Inoltre mi chiedo, quando saranno nell'altro mondo, con che coraggio riusciranno a incrociare gli sguardi dei re del passato!
L'articolo n. 1 del trattato stabilisce che si debbano accettare i consigli in merito alla cosidetta 'riforma dell'amministrazione'. Ebbene, la riforma dell'amministrazione del governo coreano spetta al governo coreano stesso! Non è giusto che un Paese ingerisca negli affari interni di un Paese limitrofo. Se il Giappone si limitasse soltanto a dare dei consigli, dovremmo riconoscere la sua lealtà ed essergli riconoscenti. Ciononostante, se il Giappone indicasse degli obiettivi ben precisi e revisionasse il trattato, assisteremmo a una seria violazione dei princìpi del Codice internazionale.
Sebbene formalmente si parli di 'consigli', di fatto è implicita un'ingerenza [da parte del Giappone], nella misura in cui lascia intendere che il nostro governo non sia in grado di assumersi da solo la responsabilità delle proprie decisioni; il fatto stesso che si debba ricorrere a tali 'consigli' esterni rappresenta di per sé una profonda ignominia. Ma se già stabiliamo nel trattato che noi non possiamo muoverci liberamente e dobbiamo attendere i 'consigli' e approviamo tale trattato, noi stiamo cedendo di fatto la nostra indipendenza agli stranieri.
Nell'articolo n. 4 si riporta che in caso di aggressione da parte di Paesi terzi oppure di rivolte interne che mettano a rischio la sicurezza del casato imperiale dell'Impero della Corea oppure la preservazione del territorio, il Governo dell'Impero del Giappone potrà immantinente adottare dei provvedimenti necessari in base alle circostanze. Capisco se il Giappone intervenga in caso di aggressione da parte di Paesi terzi, ma, nel caso vi sia una rivolta di briganti nei nostri confini, dovrebbero essere i soldati del nostro esercito a intervenire per reprimerla. Perché mai dovremmo affidarci a soldati stranieri?
Sempre nell'articolo n. 4 si stabilisce che il Governo dell'Impero della Corea dovrà agevolare le manovre di tali provvedimenti. Il Governo dell'Impero del Giappone potrà occupare, laddove necessario, quei luoghi fisici strategici per il conseguimento degli obiettivi prima segnalati. Ma per quale motivo affidiamo al Giappone il libero arbitrio di interpretare a suo piacimento espressioni come 'agevolare', 'mettersi a disposizione', 'laddove necessario', e 'in base alle circostanze'. D'ora in avanti se il Giappone adotterà dei provvedimenti militari a proprio piacimento e occuperà dei luoghi strategici, noi non potremo avere nulla da eccepire. La Corea è ormai solo di nome un Paese indipendente, ma è già di fatto un protettorato. In che modo potremo ormai tutelare la nostra autonomia? Per giunta nel trattato non è specificata una scadenza, per cui - ammesso pure che si arrivi a un armistizio tra la Russia e il Giappone - la nostra sovranità nazionale sarà riposta ad libitum nelle mani degli stranieri.
Firmare una trattato in questi termini è come porgere il collo alla lama di una spada. Sopraffatto dal disdegno io ho provato a compendiare in queste poche parole la rabbia che sento scoppiare in me.

[Testo originale]

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